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La fine dell’estate ripropone temi consueti, e anche Noosoma di Cuneo si unisce al consesso ma con un argomento poco o punto dibattuto.
Ormai sappiamo che il cosiddetto “benessere alimentare”, con la possibilità di consumare cibi (comprese primizie e tardizie) in quantità smisurata, per il commercio è una benedizione ma per la salute del singolo abusatore si rivela una calamità.
Nei secoli antecedenti vigeva una sobrietà imposta anche dalla scarsità di mezzi, pertanto molto spesso invalicabile, ma sicuramente più salutare. Uno dei precetti di questo modello alimentare per noi primitivo consisteva nel digiunare periodicamente, anche in presenza di scorte di cibo sufficienti, per “disinfettare l’intestino”, o “cacciare i vermi” o “ripulire il corpo”; e certe espressioni tradizionali sarebbero anche più colorite di queste.
Esiste, però, una qualche base scientifica per avallare questa consuetudine. Ormai gli esperti di biologia umana definiscono la nostra flora batterica (non solo intestinale) con il termine onnicomprensivo di “microbioma”, a voler indicare una sorta di organismo costituito da miliardi di cellule autonome, di specie diversissime, ma coordinate nel produrre effetti positivi per se stesse e per l’organismo che le ospita cioè il nostro.
Per garantire una buona funzione metabolica, oltre che il corpo umano gli alimenti dovrebbero nutrire anche il microbioma più idoneo alla stagione che si sta per affrontare. In effetti, il digiuno antico svolgeva anche la funzione di modificare la flora batterica e quindi facilitare i ceppi più favorevoli al clima in arrivo.
Per noi moderni alle soglie dell’autunno un vero digiuno è verosimilmente troppo impegnativo: riprendere il lavoro o lo studio senza cibo sullo stomaco scatenerebbe infinite crisi di panico e malesseri di vario genere! Ma una soluzione facile e per niente sgradevole ci è offerta dalla frutta di stagione.
La dieta dell’uva consiste nell’introdurre soltanto acini nella quantità, nelle qualità e negli orari che più ci aggradano, per due o tre giorni consecutivi, trascorsi i quali si riprenderà con l’alimentazione abituale (ma, ovviamente, prestando una qualche attenzione a NON cucinare piselli, a NON cercare sui banchi le fragole del Sudafrica, a NON cadere nella tentazione di tutto ciò che è fuori stagione).
L’uva:
-indurrà un senso ottimale di sazietà allontanando così l’incubo dei morsi da fame,
-influenzerà i ceppi di probiotici coerenti,
-metterà a riposo l’intestino (che avrà pochissimo lavoro da svolgere per digerire e assorbire il mono-alimento) somigliando così a un digiuno senz’averne gl’inconvenienti,
-ci predisporrà a un autunno con meno malanni da raffreddamento grazie al pieno di vitamine e antiossidanti.
I possibili effetti collaterali sono essenzialmente due:
L’accelerazione del transito intestinale che, a ben vedere, per molte persone è più una benedizione che un danno ma richiede qualche accortezza: è bene avere un bagno facilmente disponibile…
Il mal di denti! In realtà si tratta di dolore alle intere arcate dentarie, dovuto alla durezza delle bucce. Ma è importante che non vengano sputate perché la più parte degli antiossidanti risiede proprio nelle parti esterne, là dove il frutto protegge se stesso dai danni atmosferici e parassitari: e siccome le cellule umane utilizzano gli stessi meccanismi, l’antiossidante fa bene anche a noi.
Buon appetito pre-autunnale
Mario Frusi
(Fonte: Cuneocronaca)